il viaggio
Credo che ascoltare le storie di vita e
raccontarsi sia un’opportunità di rielaborazione e di cambiamento che va intesa
in termini di crescita delle persone e di ricerca di senso. Raccontando si
seleziona, rielabora, risente, rimmagina, si tratta di un’operazione complessa
che riattiva memorie, che ripresenta i fatti sotto una nuova luce, che adopera
il “senno di poi” e il pudore e
che include l’immaginazione. Una delle chiavi di lettura di ciò che accade tra
le persone che si raccontano è proprio l’idea delle altre vite possibili.
Cioè, l’uomo, a differenza degli altri
esseri viventi, ha sempre consapevolezza
di poter vivere in altro modo, in
altri paesaggi, luoghi fisici e dell’anima. Aiutato dalla sua immaginazione può
sognare di trasformare la propria vita, di incontrare nuove esperienze. Questo
è un primo tipo di viaggio, quello del sogno, già attraverso il sogno
viviamo altre vite. Milan Kundera sottolinea ciò che il sogno rivela: “Il sogno
non è soltanto una comunicazione (magari una comunicazione cifrata), ma anche
un’attività estetica, un gioco dell’immaginazione che è di per sé un valore. Il sogno è la prova che immaginare,
sognare ciò che non è accaduto, è tra i più profondi bisogni dell’uomo”
All’attivarsi di questi movimenti di
sovrapposizione tra spazio e tempo, tra storie di vite altrimenti e altrove,
tra occhi che entrano in universi lontanissimi e vicinissimi si aprono sipari
dietro i quali appaiono scene della propria vita: ampliate, colorate e
illuminate dalla luce proveniente da altri teatri, da scene che stanno di
fronte.
Questo gioco di riflessi, di rimandi e
di echi che nasce dall’incontro tra due esseri umani e dal loro raccontarsi è
sempre un mistero che lascia senza fiato. È il viaggio.