il viaggio

foto di laura ginapri

Credo che ascoltare le storie di vita e raccontarsi sia un’opportunità di rielaborazione e di cambiamento che va intesa in termini di crescita delle persone e di ricerca di senso. Raccontando si seleziona, rielabora, risente, rimmagina, si tratta di un’operazione complessa che riattiva memorie, che ripresenta i fatti sotto una nuova luce, che adopera il “senno di poi” e il pudore e che include l’immaginazione. Una delle chiavi di lettura di ciò che accade tra le persone che si raccontano è proprio l’idea delle altre vite possibili. 
Cioè, l’uomo, a differenza degli altri esseri viventi, ha sempre consapevolezza di poter vivere in altro modo, in altri paesaggi, luoghi fisici e dell’anima. Aiutato dalla sua immaginazione può sognare di trasformare la propria vita, di incontrare nuove esperienze. Questo è un primo tipo di viaggio, quello del sogno, già attraverso il sogno viviamo altre vite. Milan Kundera sottolinea ciò che il sogno rivela: “Il sogno non è soltanto una comunicazione (magari una comunicazione cifrata), ma anche un’attività estetica, un gioco dell’immaginazione che è di per sé un valore. Il sogno è la prova che immaginare, sognare ciò che non è accaduto, è tra i più profondi bisogni dell’uomo” 
All’attivarsi di questi movimenti di sovrapposizione tra spazio e tempo, tra storie di vite altrimenti e altrove, tra occhi che entrano in universi lontanissimi e vicinissimi si aprono sipari dietro i quali appaiono scene della propria vita: ampliate, colorate e illuminate dalla luce proveniente da altri teatri, da scene che stanno di fronte.

Questo gioco di riflessi, di rimandi e di echi che nasce dall’incontro tra due esseri umani e dal loro raccontarsi è sempre un mistero che lascia senza fiato. È il viaggio.



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