lo scoglio

Lontane le cacciate rive
Lo scoglio lavico 
di un antico destino

Per questo ti voglio
Per questo ti stringo
Corse e battiti introversi
Dei gigli che non lasciasti

Improvvisa l’estate, non arrenderti al fato
Cammina diritta 
Lo sguardo oltre lo stupido muretto

Non vedi, non trovi 
Lascia lontane le case di domeniche affrante
Facce mute
Di silenzi non assorti

Non smettere il passo 
Di calca umana
Il gioco dei poteri
Nello spazio ristretto
La dignità di un sospetto
Che ritorna a volere

Inventa il giorno che non abbia le ore
 - Cominciando dal sole che muore -
Barbaglia la scusa
Di bianco cotone
Brucia l’alcool e stride la ruota
La curva stretta un segno ha lasciato

E nei tristi vicoli risale la vita
Le corse 
I giochi
La palla che gira
Nel nero sporco 
Risale 
Senza tregua
Senza dubbi o inganni di quartiere

E tu puoi smettere
- Oppure puoi morire -
Senza nemmeno ridere di quell’angelo di pietra
Reggeva la tua mela
Reggeva le altre vite

Le rive quasi asciutte
A ritrovare i mari
Ben distesi 
Come lucide veline
E azzurri sovrapposti

Non esistono le spiagge 
V’è lo scoglio lavico 
Pungente il piede 
E, un mare agitato
Blu intenso 
Che non conosce tregua

Puoi respirare 
nel vento forte e solo nel vento forte 
puoi respirare


foto di laura ginapri

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